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Farina per il pane dagli scarti del caffè: a Napoli messo a punto uno studio che fa risparmiare 170 tonnellate di CO2 equivalenti l’anno

15/6/2023 - Presentati questa mattina i risultati del Progetto “Biocircularcities”, finanziato dal Bio-based Industries Joint Undertaking (JU) nell'ambito del programma di Ricerca e Innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 al fine di accelerare la transizione verso la bioeconomia circolare. Protagoniste la Città Metropolitana di Napoli, l’Area metropolitana di Barcellona, in Spagna, e la Provincia di Pazardzhik, in Bulgaria

Produrre ingredienti funzionali, come la farina per pane e prodotti da forno dagli scarti della tostatura dei chicchi di caffè, risparmiando, solo nell’area metropolitana di Napoli, ben 170 tonnellate di COâ‚‚ equivalenti l’anno, è possibile. È questo il risultato dello studio sperimentale effettuato nell’ambito del Progetto “Biocircularcities” dalla Città Metropolitana e dai suoi partner che è stato presentato questa mattina nel corso dell’evento di chiusura del Progetto, tenutosi nella Sala “Mariella Cirillo” di Palazzo Matteotti. 

Economia biocircolare nelle città, il Progetto UE

Il progetto Biocircularcities, finanziato dal Bio-based Industries Joint Undertaking (JU) nell'ambito del programma di Ricerca e Innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 al fine di accelerare la transizione verso la bioeconomia circolare, ha analizzato diversi modelli per la gestione dei rifiuti organici sia dal punto di vista economico che ambientale.

Tre sono state le aree pilota oggetto di analisi, ognuna focalizzata su una specifica catena del valore: gli scarti organici agro-industriali nella Città Metropolitana di Napoli, in particolare delle industrie di caffè, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani nell’Area Metropolitana di Barcellona in Spagna e i rifiuti organici del settore forestale nella Provincia di Pazardzhik, in Bulgaria. Dopo una prima analisi dell’attuale gestione dei rifiuti organici nelle tre aree pilota, i partner di progetto hanno identificato e analizzato opportunità e ostacoli relativi alle diverse buone pratiche di bioeconomia circolare, al fine di individuare le più adatte da implementare a livello locale e in analoghi contesti europei. Il risultato è stato che, anche se la raccolta differenziata dei rifiuti organici e di altri rifiuti è stata attivata nella maggior parte dei paesi dell'Unione Europea, la quantità e la qualità dei rifiuti raccolti possono ancora essere migliorate per ottimizzarne il recupero.

Il caso Napoli: farina alimentare dalla silverskin, la pellicola dei chicchi di caffè

Per quel che riguarda la Città Metropolitana di Napoli, in particolare, è stato effettuato uno studio pilota per valutare le prestazioni economiche e ambientali della filiera di smaltimento della silverskin (la pellicola argentea che fa da sottile rivestimento al seme del caffè, ricoprendone e proteggendone lo strato esterno: una materia molto soffice, che corrisponde fino al 2% del peso totale del chicco), valutando anche scenari alternativi a quello tradizionale, allo scopo di individuare le soluzioni più sostenibili. Lo studio ha evidenziato che la silverskin può essere valorizzata come ingrediente funzionale, come farina per pane e prodotti da forno, con vantaggi economici e ambientali per tutti gli attori della filiera. La valorizzazione, come ingrediente funzionale, di 700 tonnellate di silverskin prodotte annualmente dalle aziende di torrefazione del caffè nell’area metropolitana di Napoli, consente un risparmio approssimativo 170 tonnellate di COâ‚‚ equivalenti rispetto allo scenario tradizionale.

Il “riutilizzo”

Il Progetto ha visto anche l’interazione tra le tre realtà territoriali coinvolte, Barcellona, Pazardzhik e  Napoli. Ma quello che è emerso con forza, dalle tre esperienze realizzate, è la necessità di insistere, su scala europea, con la Circular Economy, la cui parola chiave è “riutilizzo”, grazie alla capacità di immaginare usi diversi da quelli consueti. È l’addio alla filosofia dell’usa e getta: in un mondo dalle risorse esauribili trovare una soluzione allo spreco rimettendo in circolo materie in maniera responsabile è l’obiettivo da porsi, anzitutto a livello economico. Nel corso del Convegno - cui hanno preso parte, tra gli altri, il Dirigente della Direzione Ambiente della Città Metropolitana di Napoli, Giacomo Ariete, Stefano Sorvino, Direttore generale ARPAC, i Sindaci di Bacoli, Josi Della Ragione, e Castello di Cisterna, Aniello Rega, Angelo Melone, Console della Repubblica Democratica del Congo e Presidente dell’Istituto per una Cultura Euromediterranea, il Presidente dell’Ordine dei Tecnologi alimentari della Campania e del Lazio, Salvatore Velotto, e in collegamento anche tecnici della Fundaciò ETN di Barcellona – si è delineato un nuovo modo di organizzare la produzione, ormai diffuso in tutti i settori: quella del “riciclo” è una missione che si inserisce in un modello di sviluppo non più lineare, ma, per l’appunto, circolare, dove gli scarti di un'impresa diventano la materia prima di un'altra. E l’ambiente ringrazierà.