8/6/2017 - La dirigenza pubblica può contribuire alla crescita del Paese a partire dal ruolo degli Enti territoriali Il 9 giugno 2017, alle 9,30, presso la Sala del Consiglio Metropolitano, all’interno del complesso monumentale di Santa Maria La Nova,si terrà un dibattito organizzato dal sindacato Direts (Federazione nazionale dirigenti e direttivi Enti territoriali e Sanità) durante il quale si confronteranno: il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, il presidente Upi,AchilleVariati, il vice presidente Anci,Matteo Ricci e altri autorevoli esponenti di autonomie locali, sindacati e dirigenti pubblici NAPOLI, 05 giugno 2017
Cosa succederà ai dirigenti pubblici dopo che è stata archiviata la riforma che li riguarda? Cosa cambia per le Regioni, le Province, le Città Metropolitane e i Comuni? Come sarà il rapporto fra politica e pubblica amministrazione? Come possono i dirigenti pubblici aiutare il processo riformatore? Per rispondere a queste domande, il sindacato Direts (Federazione Nazionale Dirigenti e Direttivi EntiTerritoriali e Sanità),rappresentativo dei dirigenti di Regioni, Province e Città Metropolitane si è dato appuntamento il 9 giugno 2017, a Napoli, presso il Consiglio della Città Metropolitana, dove si terrà un incontro dal titolo “La dirigenza pubblica può contribuire alla crescita del Paese a partire dal ruolo degli Enti territoriali”. In questi ultimi anni si è molto parlato delle intenzioni del legislatore di applicare una profonda trasformazione alla Pa. In realtà, da più di 20 anni, i vari tentativi di rinnovare la macchina pubblica sono spesso falliti. Il progetto riformatore del governo Renzi è altresì naufragato. Oggi la risposta ad alcuni dei quesiti richiamati in precedenza si trova negli ultimi due decreti legislativi attuativi della legge 124/2015 (in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche), approvati dal governo il 19 maggio 2017, che porta a quota 19 i provvedimenti applicativi della riforma della Pa, dei quali 14 già in vigore. Le nuove norme riguardano la disciplina generale dei dipendenti pubblici e la valutazione della loro performance, e si ispirano a una filosofia diversa da quella del decreto legislativo sulla dirigenza pubblica, che era stato bocciato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 251/2016, poiché non era frutto di un accordo tra governo e autonomie locali. La Suprema Corte non era però entrata nel merito delle disposizioni, che invece erano state oggetto di critica da parte del Consiglio di Stato e dei sindacati. La Riforma del pubblico impiego era necessaria anche per riaccendere la macchina dei contratti pubblici. E ora si attendono, nel giro di pochi giorni, le disposizioni della Funzione pubblica all’Aran che aprirà le trattative per la Pa centrale e guiderà le danze anche per gli altri comparti.Andranno individuate le risorse e andrà deciso il calendario degli interventi e la distribuzione degli aumenti.Tra i compiti ambiziosi vi è anche quello di avviare in concreto il ridisegno della Pubblica amministrazione che ha ridotto a quattro (in realtà cinque, perché Palazzo Chigi rimane autonomo) gli undici comparti in cui era divisa fino a ieri. Tanta carne al fuoco, dunque, nonostante lo stop della grande riforma Madia che ha ricevuto la bocciatura della Corte costituzionale. E, per quanto riguarda gli enti territoriali, la cosiddetta “manovrina” approvata in commissione Bilancio alla Camera 30 maggio scorso, introduce importanti novità proprio per gli “enti intermedi” ovvero Città Metropolitane e Province. Queste ultime, che hanno rischiato di essere abolite, adesso avranno nuove risorse, che già sono state dichiarate assolutamente insufficienti da Anci e Upi e da tanti amministratori pubblici, per l’erogazione dei servizi ai cittadini, quali la manutenzione delle strade e degli edifici scolastici. Quello che il sindacato chiede oggi sono interventi PER la pubblica amministrazione e non CONTRO la Pa e i suoi dipendenti.A parte il caos legislativo a livello nazionale, a livello locale la legge Serracchiani in FriuliVenezia Giulia ha fatto resuscitare la legge Madia bloccata dalla Suprema Corte. In Sicilia, le Province di fatto non esistono più, con personale in mobilità ai Comuni. Nel resto d’Italia tanta è la fatica per gli amministratori locali di guidare la macchina pubblica vista la confusione normativa che regna ormai sovrana. Tutto è ancora da discutere dunque ma, soprattutto, per il sindacato Direts, è da discutere il rapporto fra politica e pubblica amministrazione e fra politica e dirigenti pubblici. Per il segretario generale,Mario Sette “Si deve mirare a risolvere i reali bisogni del Paese, allo scopo di perseguire l’interesse generale, nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, per una Pa davvero al Servizio del cittadino e che, al contempo, restituisca un ruolo di prestigio e di orgoglio di appartenenza in coloro che, quali dipendenti, funzionari e dirigenti, ne sono gli interpreti ed i protagonisti”. È per questo che a Napoli sono stati invitati i rappresentati nazionali e locali diAnci e Upi, delleAutonomie locali e delle Conferenze Stato – Regioni e Stato – Città. Appuntamento il 9 giugno presso la Sala del Consiglio Metropolitano, dentro il Complesso monumentale di Santa Maria La Nova, dalle 9.30 alle 13.00. Interverranno: il sindaco del Comune e della Città Metropolitana,Luigi De Magistris; il presidente UPI (Unione Province Italiane) AchilleVariati; il vice presidenteAnci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Matteo Ricci, il consigliere della Corte dei Conti Basilicata, Giuseppe Tagliamonte; il direttore generale dell’ufficio per il federalismo e dei sistemi territoriali e della sicurezza integrata della Regione Campania, Ennio Parisi, il segretario generale della Città Metropolitana di Napoli, Antonio Meola; il segretario generale Direts Mario Sette e il vicario Silvana De Paolis.